L’Ifosfamide è un farmaco chemioterapico antitumorale appartenente alla famiglia degli “alchilanti”, viene attivato dal fegato acquisendo la capacità di legarsi al DNA e di impedirne così la replicazione e la moltiplicazione cellulare.
Somministrazione dell’Ifosfamide

L’Ifosfamide si somministra endovena in infusione rapida (bolo) o continua per 3-5 giorni ogni 21 o 28 giorni.
Nel distretto testa e collo viene usato soprattutto nei tumori dei seni paranasali in presenza di una componente neuroendocrina, in associazione ad altri farmaci come adriamicina.
Effetti collaterali dell’Ifosfamide
Gli effetti collaterali più frequenti sono:
- Temporaneo deficit delle cellule del sangue e causare, dunque anemia, ridotta capacità di coagulazione con facilità nell’insorgenza di lividi o di piccoli sanguinamenti, ma soprattutto indebolimento del sistema immunitario e quindi maggiore facilità alle infezioni. Il paziente viene sottoposto ad esami del sangue regolari per controllare l’insorgenza e la gravità degli eventuali effetti collaterali e l’oncologo fornisce indicazioni su come comportarsi in caso di insorgenza degli stessi o per prevenirli.
- Alterazioni della funzione del fegato. Questo disturbo si normalizzerà al termine delle cure, ma andrà comunque tenuto sotto controllo con esami del sangue periodici.
- Fertilità. Il farmaco può avere effetti sulla capacità di avere bambini. È importante che discuterne con l’oncologo prima di avviare le cure in modo da poter attuare misure che limitino il problema.
- Alterazioni del sistema nervoso centrale: confusione mentale, sonnolenza, coma, allucinazioni, visione offuscata, incontinenza urinaria e attacchi epilettici. Possono manifestarsi entro poche ore fino a pochi giorni dopo la prima somministrazione, ma nella maggior parte dei casi si risolve entro 2-3 giorni dal termine della cura. Talvolta, tuttavia, possono residuare sintomi permanenti.
- Alterazione della funzionalità renale che aumenta all’aumentare della dose e del numero di cicli. Si può prevenire o controllare con una corretta idratazione pre, durante e post terapia. Talvolta, tuttavia, possono residuare deficit permanenti.
- Infiammazione di vescica e apparato urinario. È uno dei sintomi più frequenti e si manifesta come cistite talvolta con sanguinamento (cistite emorragica). Per evitarne l’insorgenza si associa la somministrazione endovena di grosse quantità di idratazione e mesna, antidoto chiamato anche sodio mercaptoetansolfonato, che si presenta come una polvere cristallina bianca dall’odore di uovo marcio.
- Tossicità polmonare. Intesa come fibrosi o polmoniti interstiziali.
- Caduta dei capelli. Anche detta alopecia, è un effetto solitamente minimo che si sviluppa 2-3 settimane dalla prima somministrazione in modo reversibile, per cui al termine delle cure i capelli ricresceranno.
- Anomalie cardiache. Si riscontrano all’elettrocardiogramma come segnali ischemici e aritmie che vanno monitorati, in modo da poter sospendere tempestivamente il farmaco in caso di gravità. Sono segnalate anche infiammazioni del pericardio (pericarditi) e alterazioni del rito cardiaco (aritmie) importanti quali anche fibrillazione atriale.
- Dolore, infiammazione (mucosite)/ulcere della bocca (primissimi segni di tossicità). Nel caso si manifestino questi disturbi l’oncologo fornisce indicazioni su come gestire al meglio la situazione. Le Mucositi, in particolare, iniziano di solito, 5-10 giorni dopo il trattamento, con una sensazione di bruciore alla bocca e alla gola e possono evolvere in ulcerazioni, e colpire anche la vagina, il retto e l’esofago. Quelle alla bocca si possono prevenire con un’adeguata igiene orale.
- Nausea e vomito. Si consiglia di segnalare sempre all’oncologo l’insorgenza di questi effetti collaterali perché esistono farmaci, detti antiemetici, molto efficaci che aiutano a controllare i sintomi. In ogni caso prima di iniziare la terapia ne vengono somministrati alcuni a scopo preventivo. La nausea e il vomito possono verificarsi sia durante l’infusione del farmaco sia alcuni giorni dopo e se non sono controllati dalla terapia al bisogno informare l’oncologo in modo da ricevere un trattamento antiemetico più efficace.
Effetti collaterali meno comuni
- Intorpidimento o formicolio a mani e piedi (parestesie o neuropatia periferica) sono dovuti ad un’irritazione dei nervi da parte del farmaco soprattutto, per cui si possono evidenziare difficoltà a tenere in mano oggetti piccoli, ad allacciare bottoni o a scrivere. Solitamente la situazione migliora circa un mese dopo la sospensione delle cure.
- Sindrome emolitico-uremica HUS, che consiste in anemia, riduzione delle piastrine e diminuita funzionalità renale.
- Problemi cardiaci come infarto, scompenso, e battito irregolare.
- Sindrome da inappropriata secrezione di ADH (SIADH).
- Deficit di Sali minerali o elettroliti nel sangue. Il deficit interessa soprattutto il sodio bicarbonato, per cui ogni 10 gg il paziente viene sottoposto ad un controllo degli esami ematici per valutare anche questo aspetto e la necessità di reintegro dei Sali minerali eventualmente deficitari.
Informazioni aggiuntive
Se durante le flebo si sente dolore nel punto di inserzione dell’ago o lungo la vena o se si nota una fuoriuscita di liquido, bisogna segnalarlo subito all’oncologo o all’infermiere/a, in modo che possano controllare che tutto stia procedendo correttamente ed eventualmente provvedere a ridurre il fastidio.
Alcuni farmaci anche omeopatici potrebbero interferire con l’effetto della chemioterapia, per cui si consiglia di consultate l’oncologo prima di assumere altri farmaci.
Si sconsiglia di iniziare una gravidanza o concepire un bambino in corso di chemioterapia, in quanto il farmaco potrebbe compromettere lo sviluppo fetale. Anche in questo caso, si consiglia di discuterne apertamente con l’oncologo.
Medico oncologo specialista ed esperto in tumori del distretto testa-collo
IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano