Il carboplatino fa parte della famiglia così detta degli “alchilanti”, farmaci chemioterapici che interferiscono direttamente col DNA cellulare danneggiandolo.
Somministrazione del carboplatino

Solitamente si somministra endovena in concomitanza a radioterapia o in associazione ad altri farmaci come 5fluorouracile, cetuximab, etoposide, adriamicina, gemcitabina, taxolo e taxotere, una volta ogni tre settimane o settimanalmente.
Infatti, non ci sono differenze tra le due modalità di somministrazione se non di tollerabilità visto che la settimanale ha meno effetti collaterali rispetto alla trisettimanale.
Effetti collaterali del carboplatino
Gli effetti collaterali più frequenti sono:
- Temporaneo deficit delle cellule del sangue e causare, dunque anemia, ridotta capacità di coagulazione con facilità nell’insorgenza di lividi o di piccoli sanguinamenti, indebolimento del sistema immunitario e quindi maggiore facilità alle infezioni. Il paziente viene sottoposto ad esami del sangue regolari per controllare l’insorgenza e la gravità degli eventuali effetti collaterali e l’oncologo dà le indicazioni su come comportarsi in caso di insorgenza degli stessi.
- Nausea e vomito. Bisogna sempre segnalare all’oncologo l’insorgenza di questi effetti collaterali perché esistono farmaci, detti antiemetici, molto efficaci che aiutano a controllare i sintomi. In ogni caso prima di iniziare la terapia ne verranno somministrati alcuni a scopo preventivo. La nausea e il vomito possono verificarsi sia durante l’infusione del farmaco che alcuni giorni dopo e se non sono controllati dalla terapia al bisogno informate l’oncologo in modo da ricevere un trattamento antiemetico più efficace.
- Inappetenza. Nel caso in cui dovesse compromettere la corretta e adeguata alimentazione e il mantenimento del peso, il nutrizionista o l’infermiere/a specializzato sapranno dare i consigli del caso.
- Stanchezza e debolezza generale diffusa. Anche detta astenia. È importante concedersi del tempo per riposare.
- Fertilità. Il farmaco può avere effetti sulla capacità di avere bambini. È importante parlarne con l’oncologo prima di avviare le cure in modo da poter attuare misure che limitino il problema.
Effetti collaterali meno frequenti
- Intorpidimento o formicolio a mani e piedi. Chiamate, in termini medici, parestesie o neuropatia periferica, sono dovute ad un’irritazione dei nervi da parte del farmaco soprattutto a dosi elevate, per cui si potrà evidenziare difficoltà a tenere in mano oggetti piccoli, ad allacciare bottoni o a scrivere, la situazione solitamente migliora circa un mese dopo la sospensione delle cure.
- Diarrea. Capita raramente e si gestisce bene con i farmaci, la reidratazione, modifiche dietetiche e i fermenti lattici.
- Caduta dei capelli. Anche detta alopecia, è un effetto molto raro soprattutto a dosi normali, mentre è più frequente a dosi elevate. Solitamente si sviluppa 2-3 settimane dalla prima somministrazione e può coinvolgere anche ciglia, peli e sopracciglia. È un disagio reversibile, per cui al termine delle cure i capelli ricresceranno.
- Temporanea alterazione del gusto, dolore e ulcere nella bocca. Nel caso in cui dovesse inficiare la corretta alimentazione e il mantenimento del peso, il nutrizionista o l’infermiere/a specializzato sapranno dare i consigli del caso. Per prevenire quest’effetto collaterale, è importante idratarsi bene bevendo molti liquidi e curare l’igiene orale spazzolando i denti con uno spazzolino morbido.
- Alterazioni dell’udito. Molto raro a dosi normali, più frequente a dosi elevate. Può essere associato a fischi e rumori ad entrambe le orecchie (tinnito o acufeni). Anche questo effetto collaterale tende a scomparire alla fine della cura.
Informazioni aggiuntive
Se durante le flebo si sente dolore nel punto di inserzione dell’ago o lungo la vena o se si nota una fuoriuscita di liquido, bisogna segnalarlo subito all’oncologo o all’infermiere/a, in modo che possano controllare che tutto stia procedendo correttamente ed eventualmente provvedere a ridurre il fastidio.
Alcuni farmaci anche omeopatici potrebbero interferire con l’effetto della chemioterapia, per cui si consiglia di consultate l’oncologo prima di assumere altri farmaci.
Si sconsiglia di iniziare una gravidanza o concepire un bambino in corso di chemioterapia o almeno nei 6 mesi successivi, in quanto il farmaco potrebbe compromettere lo sviluppo fetale. Anche in questo caso, si consiglia di discuterne apertamente con l’oncologo.
Medico oncologo specialista ed esperto in tumori del distretto testa-collo
IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano