L’importanza della nutrizione nel malato oncologico
Ogni paziente oncologico dovrebbe essere sottoposto a screening nutrizionale entro quattro settimane dalla diagnosi al massimo. Molto spesso, infatti, gli aspetti nutrizionali sono più trascurati rispetto ad altre attività cliniche tipicamente associate al trattamento dei tumori ma, a seguito di una diagnosi di neoplasia del distretto testa-collo o, più in generale, di una parte del tratto digerente, il successo delle terapie dipende anche dalla precocità con cui il paziente è preso in carico anche da un professionista qualificato in ambito nutrizionale.
Dai dati scientifici a nostra disposizione sappiamo infatti che i pazienti affetti da tumori definiti ‘cachettizzanti’, che determinerebbero cioè un rapido deperimento con conseguente scadimento delle condizioni generali di salute, hanno la necessità di vedere subito inquadrato il loro rischio di malnutrizione, al fine di intervenire con opportune azioni correttive (1), rappresentate da indicazioni nutrizionali specifiche e dalla prescrizione di integratori e supplementi nutrizionali orali, reperibili in farmacia.
Cachessia: il deperimento dell’organismo
Le ragioni per cui un tumore può determinare lo stato di cachessia sono diverse: da un lato, la malattia induce di per sé l’organismo ad aumentare le sue richieste energetiche; dall’altro, soprattutto a causa dei fenomeni infiammatori associati ai tumori, i tessuti ‘nobili’ da cui siamo costituiti, vale a dire quelli magri, soprattutto muscolari, tendono a essere maggiormente consumati nel decorso comune di una patologia oncologica.
Si stima che il fabbisogno proteico di un paziente oncologico sia addirittura raddoppiato, in alcune situazioni, rispetto a quello del soggetto sano. In particolare, i tumori del distretto testo-collo o le terapie ad esso associate possono determinare degli ostacoli meccanici all’alimentazione:
- disfagia, cioè difficoltà nella deglutizione;
- odinofagia, cioè dolore in fase di deglutizione;
- disgeusia, cioè alterazione nella percezione dei gusti;
- mucositi, cioè infiammazioni a carico ad esempio delle mucose della bocca;
- nausea, vomito o altre manifestazioni analoghe e che da sole o nel loro complesso indurrebbero il paziente a ridurre l’introito di cibo.
Infatti, nei pazienti affetti da tumori del distretto testa-collo in programma di essere trattati con radioterapia o radio-chemioterapia concomitante, il rischio di malnutrizione è ancora alto e può facilmente condizionare un peggior amento delle condizioni cliniche generali, un rischio più elevato di infezioni, di morti precoci, ospedalizzazioni inattese e, infine, una prognosi più sfavorevole (2).
Cause del dimagrimento dei pazienti con tumore del distretto testa-collo
Il dimagrimento può essere dovuto sia alla malattia stessa per sintomi e sede interessata, ma anche al trattamento a cui il paziente viene sottoposto, che causa dolore, bruciore e difficoltà alla deglutizione. Infatti, tenendo conto di queste osservazioni, sono stati evidenziati 5 fattori prognostici per poter valutare fin dall’inizio il rischio di sviluppare questa complicanza in corso o dopo radioterapia:
- Stadio di malattia e grandezza del tumore (peggio se tumori grandi, T3-T4)
- Sede di radioterapia (peggio se interessa il collo da entrambi i lati)
- Perdita di peso precedente all’avvio delle cure
- Tipo di trattamento in programma (peggio se radioterapia accelerata e chemio-radioterapia concomitante)
- Sede di malattia (peggio se tumore del rinofaringe)
Pertanto, è estremamente importante che il paziente con queste problematiche si sottoponga a visita nutrizionale prima-dopo e durante i trattamenti, in modo che il suo stato nutrizionale venga valutato in modo soggettivo e oggettivo mediante parametri specifici allo scopo di individuare il rischio o la presenza di una malnutrizione grave o moderata e/o di disfagia e adottare misure atte a supportare il paziente e a ridurre il più possibile il rischio o l’entità della malnutrizione.
Come si valuta lo stato nutrizionale
La valutazione dello stato di nutrizione viene condotta utilizzando tre tipi di screening:
- testale, attraverso il quale il nutrizionista valuta ad esempio il calo ponderale negli ultimi mesi, il livello di appetito e altre caratteristiche che contribuiscono ad associare al paziente uno specifico profilo di rischio;
- ematochimico, che prevede cioè la valutazione di determinati parametri attraverso le comuni analisi del sangue;
- antropometrico, che prevede la misurazione diretta di una serie di caratteristiche corporee, come peso, circonferenze, la composizione corporea, attraverso una tecnica indolore e non invasiva denominata bioimpedenziometria, o la forza di pressione della mano.
Indicazioni nutrizionali per il paziente affetto da tumori del distretto testa-collo
In molti dei casi è utile fornire al paziente indicazioni nutrizionali che prevedano il frazionamento dei pasti, cioè il consumo ridotto e frequente di pasti completi, eventualmente ammorbiditi, separando il momento dell’idratazione.
Inoltre, è utile avere a disposizione snack salutari ed energetici, come frutta secca o altri cibi che con poco volume forniscano molte energie all’organismo.
Alla luce di quanto descritto, il digiuno va sempre evitato, anche in prossimità delle terapie.
Una nutrizione adeguata aumenta la possibilità di successo delle terapie
Dieci diversi studi hanno analizzato la necessità per questi pazienti di essere seguiti dal nutrizionista (3): garantire una nutrizione adeguata, in particolare monitorando l’introito energetico e proteico, è essenziale non solo per migliorare la qualità della vita del paziente e prevenirne l’ingresso in uno stato di deperimento, ma anche per aumentare le possibilità di successo delle terapie: è noto, infatti, che su un soggetto normopeso è possibile somministrare dosi di farmaco più elevate rispetto a uno sottopeso e anche i possibili effetti collaterali delle terapie, come ad esempio le infezioni, sono ridotti in un paziente che sia adeguatamente supportato dal punto di vista nutrizionale.
In alcune situazioni più gravi, quando ad esempio l’astensione dal cibo è prolungata o l’introito non è sufficiente a coprire almeno una determinata quota del fabbisogno, il medico può intervenire procedendo con la nutrizione artificiale, enterale (sondino nasogastrico o gastrostomia/digiunostomia endoscopica percutanea) e/o parenterale (periferica o centrale).
Bibliografia
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IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano